IN PRINCIPIO ERA IL SELFIE

Ripubblico con piacere il mio cavallo di battaglia, letto in pubblico in diverse occasioni, e già pubblicato nel Blog (defunto) dei Miagolatori:

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In principio era il verbo”, (Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος). Incipit come questi saranno andati bene nei tempi del volgare affaccendarsi per la sopravvivenza, ma certo non si confanno ai ruggenti anni di inizio millennio.

Anche gli interpreti della parola Divina dovrebbero fare dei corsi di aggiornamento, dei workshop. Ci si lamenta enormemente della disaffezione popolare verso il divino, e non si capisce che certe cose proprio non vanno. Non fanno audience.

Del resto da interpreti divini che scrivono in greco cosa c’è da aspettarsi?

Interpreti fannulloni, indolenti, assistiti dai tedeschi adoratori di Odino. Interpreti che non fanno i compiti a casa, che non pagano i debiti, che non fanno i sacrifici, che non si aggiornano. Interpreti fuori dal volere di Dio, come i greci sono fuori dall’euro.

Innanzitutto bisognerebbe immediatamente privatizzare l’ordine degli interpreti divini. Non si aggiornano appunto, non conoscono il mercato, non conoscono le tecniche di comunicazione di massa, non efficientano i costi di produzione, non fanno tagli trasversali, orizzontali, verticali, perpendicolari, obliqui e anali.

Schiavi del ben godi pubblico, quest’Ordine è una vera e propria casta autoreferenziale. Fanno le leggi per salvarsi, scrivono esegesi per giustificarsi, sono ostaggi di cricche e gruppi criminali, interessati al divinismo di stato.

Tempo è venuto di rottamare questi interpreti divini levantini e omertosi.

Per cominciare bisognerebbe operare sul mercato una dismissione di quest’Ordine statale. Effettuare la privatizzazione con una bella Opa effettuata da Multinazionali interessate alle fette di mercato del divino. L’ordine del mercato degli interpreti divini dovrà poi essere inserito in Borsa ed i suoi titoli inseriti nei principali listini borsistici mondiali.

Effettuata la privatizzazione, dovrà essere organizzato il Management degli interpreti divini. Dovrà essere un management competente ed organizzato, capace di captare i più minimi sommovimenti nei gusti del pubblico. Sarà un organigramma fatto di Metrosexual planetari capaci di viaggiare senza difficoltà da un paese all’altro, da una conferenza all’altra.

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Ecco la lista dei comandamenti, ad uso interno, del management degli interpreti divini, da portarsi in viaggio:

1) Lascerai la terra ferma alle tue spalle per far progredire la cultura e gli affari DIVINI.

2) Viaggerai in classe economica, in rare occasioni, tanto per ricordarti di essere un umile al servizio del Signore.

3) Avrai almeno un timbro sul passaporto di un paese che oggi ha cambiato nome e Religione del Divino.

4) Non dovrai mai cambiare i cuscini portabili da aereo con LOGO DIVINO.

5)Dovrai far entrare abiti da PREDICA di una settimana in un bagaglio a mano.

6) Dovrai rispettare la regola dei cinque minuti nella preghiera Divina.

7) Dovrai essere capace di ordinare la BIRRA TRAPPISTA in almeno 6 lingue.

8)Non dovrai chiacchierare di cose Divine con i passeggeri senza prima fare un ripasso dell’allegato A1 del fascicolo B3 del manuale del predicatore aggiornato con stampa di Gerusalemme in copertina.

9)Non dovrai mai rallentare la fila di sicurezza se non in caso di Miracolo improvvisato nei termini descritti nell’allegato C del fascicolo B6 del Miracolario con foto di Padre Pio in copertina.

10) Dovrai sempre avere sempre un aeroporto preferito e saperne spiegare il perché attraverso un passo dell’ultimo manuale di interpretazione del Divino.

11) Dovrai avere sempre il passaporto pronto per partire con il preavviso di pochi minuti.

12) Dovrai scrivere, durante il viaggio, almeno due tweet e tre post facebook sul Divino e le ragioni del viaggio.

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Ovviamente chi scrive l’articolo suggerisce al futuro Ordine privatizzato degli interpreti Divini, di cambiare, o meglio, aggiornare lo scenario del testo base Divino.

Questi Lazzari che resuscitano da grotte non restaurate stile Matera, queste prediche in improbabili laghi di Tiberiade, queste prostitute che si redimono, hanno fatto il loro tempo, non interessano più nessuno. Se ne potrebbe, al massimo, organizzare una retrospettiva futura di scenari retro per libri divini. Immagino già il premio per lo scenario alla carriera dell’interprete divino in un Festival di Locarno potenziale.

Ad esempio, io suggerirei, di inserire lo scenario aggiornato del nuovo libro di interpretazione del volere divino, in una bella spiaggia della California. A predicare dovrà essere un biondo, di origini ovviamente o inglesi o tedesche, che, illuminato sulla strada di Los Angeles, comincerà a predicare il verbo Apple Divino sulle spiagge di Malibù. Prima pietra di questa nuova chiesa divina, sarà la tavola da surf, utilizzata dal predicatore biondo come le messi di giugno, con decorazioni uguali ai tatuaggi che porta sul corpo. Predicatore tatuato è d’obbligo.

Per rendere non solo lo scenario, ma il cast interessante, consiglierei di istituire un concorso planetario per predicatori surfanti. Potranno partecipare tutti coloro che sono disposti a sembrare californiani o almeno tedeschi.

Per esaltare il prodotto in uscita. Organizzerei, in ogni Divin Book Store nel pianeta, un grande concorso a premi, nel quale i primi dieci acquirenti del Libro, potranno vincere un viaggio nei luoghi sacri e cari al Predicatore. Potranno anche portare una scheggia della Tavola Sacra del surf.

Al milionesimo acquirente poi, verrà dato il privilegio di indossare gli abiti divini del Predicatore e di fare una tournée planetaria come testimonial del Libro Divino.

Ma sono delle semplici suggestioni. I nuovi protagonisti dell’Ordine privatizzato degli interpreti divini sapranno certamente organizzare al meglio tutta la strategia di marketing.

Su un punto però, il cambio deve essere immediato e definitivo: l’incipit.

In principio era il verbo” proprio non va. Il verbo, la parola non funziona proprio, non introduce il plot. Cambiare subito.

In principio era il verbo in greco, fa pendant con verba volant scripta manent del latino. Cose da levantini mediterranei, disorganizzati, con i treni che non arrivano in orario, con i giovani che sono costretti ad emigrare perché mancano le opportunità.

Poi la parola non conta, la parola è foglia al vento, argilla nelle mani del demiurgo contemporaneo, ovvero del narcisistello autocompiaciuto.

Solo l’immagine è Divina. Solo l’onanismo dell’apparenza è sostanza.

In principio era il selfie”, sarebbe un titolo molto più corretto. Immaginatevelo il vostro angelo alato dai biondi capelli, mentre in cammino sulla strada di Los Angeles, in groppa alla sua Harley, si ferma per un selfie e rimane folgorato dalla sua immagine mistica che appare sul suo i-phone. Un selfie mistico, una folgorazione sul destino predicatorio del narcisistello contemporaneo.

Vai biondo fratello di Big Jim e predica, vai e spargi la tua immagine in selfie mistici e miracolosi, dove la parola non è più necessaria. Arriva nella spiaggia di Malibù e, con il tuo sguardo assente che si perde nell’infinito schermo del tuo altare portatile, trafiggi il cuore degli astanti. Surfa selfando, selfa surfando. Dispensa il movimento cadenzato della tua mano verso le adoranti verginelle pronte a redimere i loro peccati e a convertirsi al selfie mistico, o forse, diciamola così, al serfie a sfondo mistico.

Perché il selfie mistico è solo tuo fratello di Big Jim e predicatore su una tavola decorata con i motivi tribali che tempestano il tuo corpo in forma smagliante.

Tu sei fratello di Big Jim, tu appari, tu sei unico. La tua bellezza salverà il mondo mentre ti produci predicando in un nuovo selfie mistico.

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